L’approccio di cui mi avvalgo nel rapportarmi con i miei pazienti è il sistemico-relazionale.
Questo modello nasce negli anni ‘50 negli Stati Uniti con l’idea che il disagio psichico individuale sia la chiave d’accesso alla famiglia, contesto imprescindibile per la sua comprensione.
Ogni famiglia ha il suo ciclo vitale costituito dal succedersi di fasi. La nascita, l’adolescenza, l’uscita dei figli da casa, così come la perdita di una persona cara, la separazione dei propri genitori o una malattia infatti sono tutti momenti “critici” in cui il sistema familiare è chiamato a mettere in atto le proprie risorse, e ad apprendere, se necessario, nuove risposte. Nel passaggio da una fase all’altra, i membri del sistema familiare possono vivere momenti di confusione e disorganizzazione; la famiglia può trovarsi divisa tra il desiderio di tornare indietro, verso situazioni conosciute, e la voglia di conquistare nuove prospettive di sviluppo.
Lo stress legato al cambiamento che il succedersi delle fasi comporta si intreccia spesso con situazioni esterne al sistema familiare, anch’esse complesse (lavorative, abitative, legate al gruppo dei pari, ecc.). Ogni famiglia risponde a questo stress attivando una serie di strategie specifiche, che possono essere più o meno funzionali. In quest’ottica un eventuale sintomo assume un valore di messaggio, segnalando all’esterno la difficoltà sottostante.
Il sostegno psicologico e la psicoterapia permettono pertanto alle persone di rileggere la propria storia, di attribuire un nuovo significato al sintomo e di scoprire in sé risorse più funzionali in risposta al cambiamento.
Questo percorso può essere intrapreso con modalità individuali, di coppia o familiari.