Sono soprattutto gli adolescenti a cimentarsi in questa pericolosa pratica che mette in circolo adrenalina e fa sentire grandi e invincibili. La maggior parte dei ragazzi che fa un selfie estremo tende poi a postarlo sui social network condividendolo con amici.
L’adolescenza è l’età della trasgressione, l’età in cui il ragazzo sperimenta un conflitto tra il voler essere adulto e il sentire dei bisogni da bambino. Ancora non si è sviluppato completamente il senso del limite e del pericolo, l’insicurezza è molto forte perchè l’identità si sta formando e definendo gradualmente. Il confronto con i pari, l’appartenenza al gruppo attraverso la condivisione delle stesse esperienze, delle stesse mode, degli stessi idoli, diventa prioritaria rispetto all’appartenenza alla famiglia.
La famiglia resta tuttavia la base sicura dalla quale il ragazzo parte e alla quale torna nei momenti del bisogno. Ciò che è stato seminato negli anni dell’infanzia, i valori e l’educazione trasmessa nel tempo costituiranno il bagaglio, per quanto spesso sminuito e criticato dall’adolescente, che quest’ultimo porterà con sé e utilizzerà nei momenti del bisogno.
Per questo motivo diventa fondamentale che la famiglia continui ad essere concretamente un punto di riferimento per il ragazzo, rimanendo sullo sfondo ma vigilando, fornendo informazioni e negoziando possibili soluzioni con lui nei momenti di necessità. L’adolescente non è un adulto, ha bisogno di essere “guidato” e di essere posto di fronte a dei limiti, proprio perché ancora non ne ha di suoi. I genitori in questo senso hanno un ruolo fondamentale e il duro compito di trovare la giusta modalità comunicativa e relazionale che si concretizza in una loro presenza discreta, una presenza cioè che affianca ma non si sostituisce, che rispetta la diversità e contiene pur lasciando andare.