Se il ruolo del suicidio è quello di porre fine ad un dolore mentale insopportabile, allora il compito principale di colui che é deputato ad aiutare l’individuo é alleviare questo stato con ogni mezzo a disposizione. (Shneidman 2004; 2005). Se infatti si ha successo in questo compito, quell’individuo che voleva morire sceglierá di vivere. Shneidman (1993a) inoltre considera che le fonti principali di dolore psicologico ovvero vergogna, colpa, rabbia, solitudine, disperazione, ecc. hanno origine dai bisogni psicologici frustrati e negati. Nell’individuo suicida è la frustrazione di questi bisogni e il dolore che ne deriva ad essere considerata una condizione insopportabile per la quale il suicidio è visto come il rimedio più adeguato.
Sono tre i fattori predisponenti al suicidio: la non appartenenza, la convinzione di essere un peso per gli altri e lo scarso timore del dolore e della morte. Lo psicoterapeuta potrebbe quindi intervenire sulle prime due credenze. Oltre a ciò, è bene ricordare l’importanza dell’ambiente sociale nel determinare il suicidio di un soggetto e quindi, una volta compiuto l’assessment del rischio suicidario, si possono pensare, a fianco degli interventi terapeutici appropriati (ad esempio secondo le linee indicate da Mancini), interventi mirati sull’ambiente”. (http://www.prevenireilsuicidio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=61&Itemid=245 )
I pazienti che vengono ricoverati in ospedale dopo un tentativo di suicidio siano maggiormente a rischio di morte per suicidio durante i primi giorni o settimane dopo la dimissione e il rischio rimane elevato durante i primi 6-12 mesi dopo la dimissione.
“Fattori di maggiore rischio per il suicidio comprendono:
- L’umore del paziente può richiedere molto tempo per migliorare.
- Il paziente potrebbe non essere abbastanza ottimista da assumere i farmaci prescritti.
- Il paziente potrebbe non sentirsi abbastanza bene per andare all’appuntamento programmato di follow up.
Una volta a casa, il paziente avverte che i problemi precipitanti non sono risolti.
Di conseguenza, prima della dimissione, il paziente, i familiari o un amico intimo devono essere informati sul rischio immediato di morte per suicidio, e deve essere preso un appuntamento per il follow up nella prima settimana dopo la dimissione prima che il paziente lasci l’ospedale. Una o due semplici telefonate dopo la dimissione hanno dimostrato di ridurre significativamente i tentativi di reiterare l’atto suicidario. Inoltre, al paziente, ai familiari o all’amico devono essere indicati i nomi, le dosi e la frequenza delle somministrazioni dei farmaci del paziente.
Durante le prime settimane dopo la dimissione, la famiglia e gli amici devono assicurarsi che il paziente non sia lasciato solo”. ( https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-psichiatrici/comportamento-suicidario-e-atto-autolesionistico/comportamento-suicidario)
TABELLA
Fattori di rischio e segni d’allarme per il suicidio
Tipo |
Fattori specifici |
Dati demografici |
Maschio Età 45-64 |
Situazione sociale |
Anniversari di particolare significato Disoccupazione o difficoltà finanziarie, in particolare se hanno causato un drastico calo dello status economico Recente separazione, divorzio o vedovanza Arresto recente o problemi con la legge Isolamento sociale con reale o immaginario atteggiamento non comprensivo da parte di parenti o amici |
Anamnesi positiva per suicidio |
Precedenti tentativi di suicidio Elaborazione di piani dettagliati di suicidio, l’adozione di misure per l’attuazione del piano (ottenere una pistola o delle pillole), e prendere precauzioni per non essere scoperti Anamnesi familiare di suicidio o di disturbo mentale |
Caratteristiche cliniche |
Depressione, soprattutto all’esordio Importante agitazione motoria, irrequietezza e ansia con insonnia grave Marcati sentimenti di colpa, inadeguatezza e disperazione; percezione di essere un peso per gli altri (onerosità); autodenigrazione; delirio nichilistico Delirio o convinzione delirante di un disturbo fisico (p. es., cancro, malattia cardiaca, malattia a trasmissione sessuale) o altri deliri (p. es., deliri di povertà) Allucinazioni controllate Personalità ostile, impulsiva Una malattia fisica cronica, dolorosa, invalidante, specialmente nei pazienti precedentemente sani |
Uso di farmaci |
Abuso di alcol o di droghe (compreso l’abuso di farmaci da prescrizione), soprattutto se l’uso recente è aumentato L’uso di farmaci che possono contribuire a comportamenti suicidari (p. es., interrompere bruscamente l’assunzione di paroxetina e di alcuni altri antidepressivi può causare un aumento della depressione e dell’ansia, che a loro volta aumentano il rischio di comportamento suicidario)
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