Durante la crisi pandemica ogni famiglia ha dovuto tirare fuori tutte le risorse che possedeva per aiutare i propri figli con la didattica on line e gestire allo stesso tempo, per chi ha avuto la fortuna di farlo, lo smart working.
I bambini sono stati sottoposti a notevoli stress e le loro routine sono state stravolte.
Le agenzie educative si troveranno dal mese di settembre in poi ad affrontare delle sfide molto intense, prima tra tutti il rientro a scuola.
Per questo è importante pensare ad un “percorso di supporto psicologico dei bambini a scuola nel periodo del Covid-19”, un percorso che accompagni il bambino verso la ri -socializzazione e la condivisione progressiva di quanto accaduto con i pari e con gli educatori di riferimento. Diventa importante il potersi raccontare e il poter esprimere le emozioni e i vissuti in relazione a quanto accaduto durante il lockdown usando il gruppo come contenitore e canale di confronto.
Michele Capurso, ricercatore e professore di psicologia dell’educazione all’università di Perugia e coautore, insieme alla collega Claudia Mazzeschi del corso accreditato dal Miur «Accogliere i bambini in classe dopo l’emergenza Coronavirus» segnala che «Il rischio maggiore è che non vengano aperti gli spazi che servono alla mente umana e ai bambini in particolare per la condivisione. Spazi di narrazione per raccontare non tanto l’oggettività di quello che è successo, ma il modo in cui ogni bambino ha vissuto questa situazione». «I bambini più fragili potrebbero non avere avuto a casa gli strumenti necessari per capire quello che gli accadeva. Sarà la scuola a dover fornire strategie che permettano ai bambini di elencare i loro timori e preoccupazioni». I loro coetanei avranno in tal senso un’importanza fondamentale: «Quando i bambini hanno queste difficoltà cercano prima di tutto un gruppo di pari mettendo in atto gli elementi del “coping”, ovvero della capacità di far fronte alle difficoltà».
I bambini dovranno progressivamente essere accompagnati nel processo di recupero dei propri spazi, del proprio tempo nella relazione con i coetanei e con gli educatori di riferimento, dovranno essere affiancati indirettamente nel lavoro di elaborazione di quanto accaduto. Soltanto in questo modo riusciranno a recuperare la dimensione di vita comunitaria aprendosi a nuovi apprendimenti e a nuove curiosità.